Fiorentina, ESCLUSIVA Amoroso: “Chiesa bandiera? A Totti calci in culo! E Spalletti…”
Christian Amoroso è intervenuto ai nostri microfoni per parlare della sua carriera e del momento che stanno attraversando il calcio italiano e le sue ex squadre, Fiorentina e Bologna in primis
Fiorentina, ESCLUSIVA Amoroso: “Chiesa bandiera? A Totti calci in culo. E Spalletti…” Christian Amoroso, ex centrocampista, tra le altre, di Fiorentina e Bologna, è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni per trattare della possibile ripresa dei campionati a seguito dell’annuncio della Lega Calcio, che ha proposto il 13 giugno come data per tornare a in campo, soffermandosi successivamente sulla stagione della Fiorentina di Beppe Iachini e sulle emozioni vissute con la maglia viola, per poi analizzare il possibile futuro di Federico Chiesa in relazione alle voci di mercato. Amoroso, infine, ha parlato anche del Bologna di Mihajlovic, dando un prezioso consiglio ad Orsolini.
La Lega Calcio ha proposto di ripartire con il campionato il 13 giugno. Crede che continuare sia la scelta corretta oppure sarebbe meglio seguire quanto fatto da Francia e Olanda e sospendere il tutto definitivamente?
“Ormai sta diventando una novella, credo che l’emergenza venga prima di tutto, in Italia ci sono ancora morti. Il governo sta facendo fatica a prendere una decisione che, a parer mio, dovrebbe essere scontata. La sospensione definitiva del campionato penso che sia una scelta che stanno solamente rimandando di settimana in settimana e sinceramente non ne capisco il motivo. Osservando l’aspetto economico, soprattutto per quanto riguarda i diritti televisivi, le squadre vogliono continuare ma, allo stesso tempo, non ci sono le giuste condizioni. Il protocollo per gli allenamenti è una cosa assurda, ora è stato inserito che i dottori si dovranno prendere la responsabilità per eventuali problemi e si rischia anche il penale. Davvero non capisco come si possa pensare di tornare a giocare, la vedo come una forzatura”.
Crede che si abbia paura a prendere una decisione effettiva?
“Sì, è proprio questo il problema. Non capisco perché il governo non sia ancora intervenuto, continuano a rimandare il problema creandone altri. Ad oggi le società si sono organizzate per ripartire lunedì 18 maggio, spendendo soldi per sanificare i propri impianti, ma sono sicuro che a breve verrà comunicata la sospensione definitiva”.
Se si dovesse realmente decidere di sospendere definitivamente i campionati, sarebbe corretto utilizzare la classifica attuale per decretare il vincitore, le qualificazioni e le retrocessioni?
“Credo che non ci siano altre soluzioni, magari eviterei di consegnare lo scudetto”.
Parlando di calcio, come ha visto questa nuova Fiorentina di Rocco Commisso?
“E’ stato costruito un progetto interessate, in rosa sono stati inseriti molti giovani e qualche ‘vecchio’ di esperienza. A Firenze non è mai facile, c’è un pubblico molto esigente e penso che quando si intraprendono nuove strade ci sia bisogno di essere chiari, ripartendo da zero cercando di fare qualcosa di importante con i giovani. Chiaramente, però, nell’immediato è difficile ottenere grandi risultati, bisogna chiedere alle persone pazienza, inoltre sarà fondamentale non cedere i ragazzi più importanti e promettenti“.
Proprio riguardo ai ragazzi più promettenti, è fondamentale per la società trattenere Chiesa e Castrovilli per creare basi solide per il futuro?
“Sì, sarebbe fondamentale, c’è da capire se la società può permetterselo dal punto di vista economico, magari vendendo questi due poi può comprarsene altri sette. Non è facile pensare di trattenere qualcuno, soprattutto controvoglia, può essere controproducente, la soluzione migliore sarebbe quella di essere chiari e capire cosa si voglia fare. La tifoseria, nonostante la possibile delusione per le future cessioni, vedendo un progetto serio, può stare tranquilla”.
Nel corso di due interviste in esclusiva ai nostri microfoni, Sandro Cois ha spiegato che vedrebbe bene Chiesa al Real Madrid, mentre Mauro Bressan lo vedrebbe bene al Barcellona. E’ d’accordo?
“Eh… è dura, Chiesa è un grande giocatore ed è molto giovane, deve fare esperienza. Secondo me sarebbe meglio se andasse in una big italiana al fine di non fare un salto troppo grande, potrebbe risultare controproducente. Se invece giocasse una stagione in una società comunque importante, come ad esempio Inter, Lazio o Juventus, allora poi avrebbe davvero coscienza di quello che è, puntando in seguito un top club europeo. Andarci direttamente, senza una tappa intermedia, non sarebbe una scelta corretta. Vedremo cosa succederà”.
Qual è la squadra più adatta per questo giocatore?
“Io, se dovessi scegliere, sceglierei chiaramente la squadra più forte: la Juventus, è quella che ti offre l’occasione di metterti in mostra in un palcoscenico importante affiancato da grandi compagni, che ti fanno crescere molto. Il salto dalla Fiorentina alla Juventus potrebbe essere un problema a livello di tifoseria (ride ndr), purtroppo la gente deve capire che essere calciatore è un lavoro e le bandiere non esistono più, ci sono degli interessi sia da parte dei calciatori che da parte della società. Abbiamo già visto che molte squadre, come ad esempio successo con Totti e Del Piero, quando non servi più ti danno un calcio nel culo rispedendoti a casa. Ognuno, dunque, deve fare i propri interessi, se fossi in Chiesa non mi farei problemi ad andare alla Juve perchè avrebbe la possibilità di formarsi molto come giocatore”.
C’è il rischio che Chiesa trovi poco spazio alla Juve come successo a Bernardeschi?
“E’ un rischio che si può correre ma, a questo punto, sarebbe inutile parlare di Real Madrid e Barcellona. Penso che sia più facile trovare spazio alla Juventus rispetto che nelle due spagnole, le partite sono tante e se una persona è convinta dei propri mezzi, riuscendo a dimostrare quello che vale, non ci avrà problemi a giocare. Se andasse alla Juve avrà tante occasioni per mettersi in mostra.”
Crede che Iachini sia l’uomo giusto per questa Fiorentina?
“Non saprei, è una domanda difficile e anche un po’ antipatica (ride; ndr). Iachini non lo conosco bene come allenatore, ha conquistato ottimi risultati quando è subentrato e molto probabilmente l’impatto psicologico che ha avuto sulla squadra a livello caratteriale è stato importante. Dal punto di vista tecnico non riesco a valutarlo, sono convinto che se si dovesse lasciare Iachini alla guida della squadra dovrà essere lui a scegliere le pedine adatte perchè ha bisogno di giocatori con determinate caratteristiche, soprattutto per quanto riguarda la funzionalità ed il carattere. Posso anche sbagliarmi, ma credo sia un allenatore più caratteriale che tecnico. Sono valutazioni che spetteranno alla società”.
Ultimamente si parla molto di un possibile approdo alla Fiorentina di Luciano Spalletti, allenatore che lei ha avuto all’Empoli. Può essere l’uomo giusto?
“Ci pensavo giusto ieri, credo che Spalletti tornerà ad allenare dalla prossima stagione e penso che la piazza migliore per lui sia quella di Firenze. E’ un profilo importante e i tifosi lo gradirebbero molto, se si spendono soldi per un grande allenatore si ha la garanzia di fare una grande annata. Spalletti arriva solo se arrivano giocatori importanti e potrebbe essere un ulteriore elemento di attrazione per coloro che vorranno andare a Firenze. E’ un investimento che se fossi la società proverei a fare, sempre se possibile”.
Cosa ricorda della sua esperienza a Firenze?
“Ho giocato nelle giovanili, per poi esordire in prima squadra fino ad arrivare al fallimento della società. Sono rimasto a Firenze cinque anni e credo che la stagione più bella sia stata nel 1998/99, dove abbiamo conquistato il titolo di Campioni d’Inverno grazie ad un inizio di campionato straordinario. L’entusiasmo era alle stelle, durante il riscaldamento pre partite sembrava di volare grazie al forte sostegno dei tifosi, trasmettevano una carica incredibile. Ricordo con molta emozione anche l’anno della Champions League, giocare quella competizione è qualcosa veramente unico”.
E il giocatore più forte con cui ha giocato?
“Era una squadra piena di campioni, c’erano Olivera, Rui Costa, Batistuta, Heinrich, Toricelli, Di Livio e Edmundo. Quelli che ho vissuto di più sono stati Batistuta e Rui Costa, erano due giocatori formidabili, il primo sotto il punto di vista realizzativo era clamoroso, mentre il secondo era un uomo squadra, un uomo a tutto campo, chiedeva palla e riusciva a toglierti parecchie responsabilità, quando aveva la palla tra i piedi potevi stare tranquillo. Dal punto di vista qualitativo, però, il migliore in assoluto era Edmundo, quando è arrivato mi ha sorpreso molto sul lato tecnico”.
C’è qualche aneddoto particolare vissuto con quest’ultimi?
“Ce ne sarebbero tanti (ride; ndr). Batistuta era un leader silenzioso, riusciva a trasmettere la sua carica sia in allenamento che in partita, nonostante avesse alcuni problemi alle caviglie non l’ho mai visto saltare un allenamento, era sempre il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene: è un grande esempio. Rui Costa, invece, era un leader anche al di fuori del terreno di gioco, era molto più comunicativo e cercava sempre di tenere il gruppo unito, sia da capitano che non. Edmundo, invece, è riuscito a colpirci tanto per il suo lato tecnico e caratteriale, ci sono stati diversi scontri che si sanno e che non si sanno, però quello che più mi ha stupito è che in campo era in grado di trasformarsi completamente sotto il punto di vista del carattere, mentre fuori era un ragazzo molto tranquillo e sereno.”
Dopo la lunga esperienza con la maglia della Fiorentina è passato al Bologna, come vede la squadra di Mihajlovic?
“Bene, penso che il mister abbia fatto un grandissimo lavoro, tutt’altro che scontato. E’ riuscito a trasmettere la propria mentalità alla squadra, cosa che poi è stata dimostrata sul campo. Il club è stato plasmato in base alle sue idee, sia caratteriali che tattiche, ed è in grado di giocarsela a viso aperto con chiunque. Sono davvero contento di quello che stanno facendo, penso che il Bologna abbia le possibilità, anche economiche, per fare sempre meglio, amo anche il fatto che non osi più di tanto e che vada a avanti con cautela, hanno investito tanto in un centro sportivo, che tra l’altro ho visitato lo scorso autunno, magnifico, sono rimasto davvero stupito. Inoltre la società pone sempre la giusta attenzione in ogni mossa di mercato, in ogni acquisto, sta costruendo il futuro anno dopo anno, sono sicuro che con il passare del tempo torneranno ad essere una delle Sette Sorelle“.
Futuro, quello del Bologna, che potrebbe essere costituito da Riccardo Orsolini. La società dovrà cercare di trattenerlo?
“Anche qui bisogna fare due calcoli: valutare la possibile entrata in caso di cessione e i giocatori che si potrebbero andare a comprare con quella somma di denaro. Chiaramente, se dovesse arrivare un’offerta importante, il Bologna avrà necessità di venderlo, ma deve esserci davvero una proposta valida.”
Su Orsolini, secondo le ultime indiscrezioni di mercato, ci sarebbero Juventus e Napoli. Se fosse lei a scegliere, dove andrebbe?
“Se fossi in Orsolini non andrei alla Juventus perchè non credo sia ancora all’altezza e rischierebbe di fare la fine di Bernardeschi. Quest’ultimo, però, quando è arrivato alla Juve era più forte e aveva più esperienza rispetto al giocatore del Bologna. Credo che Orsolini debba andare in una squadra importante ma intermedia prima di approdare in una big come Inter o Juve, come ad esempio il Napoli, lì lo vedrei bene, oppure alla Roma o al Milan“.
Qual è il ricordo più bello che ha della sua esperienza a Bologna?
“Senza alcun dubbio il giorno della promozione dalla Serie A alla B. Ho vestito questa maglia sette anni, sono arrivato in A e in seguito, purtroppo, per le vicissitudini di Calciopoli siamo retrocessi restando nel purgatorio della B, che con il massimo rispetto per la categoria per il Bologna è un insulto, per tre anni. E’ stato davvero difficile, avevo sempre militato nella massima categoria e a livello personale non era per nulla bello. I primi due anni abbiamo cercato di costruire la squadra con l’obiettivo di risalire, cosa che non è stata facile visto che si ripartiva praticamente da zero, e il terzo anno abbiamo riconquistato la A dopo sforzi incredibili da parte di tutti, mi sentivo responsabile per ciò che qualche anno prima era successo e riportare il Bologna dove meritava di stare per me è stato il massimo, un orgoglio incredibile. E’ il ricordo più bello che ho”.
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